Una domenica di settembre mi iscrivo ad un'estemporanea di fotografia in un paesino vicino a Torino. Ci sono due temi: "Paesaggi cari al pittore Tabusso" e "Sfilata di moda", che si terrà nel pomeriggio. Le quattro foto da consegnare devono essere SOOC (Straight Out Of Camera), vale a dire senza alcun taglio o ritocco, così come escono dalla macchina. In premio incisioni dell'artista, che oltre ad essere di gran pregio artistico, hanno anche un notevole valore pecuniario. Vado a fare una gita in montagna e torno in tempo per la sfilata. Le povere modelle sfilano al sole sull'asfalto della piazzetta prospiciente il municipio, su due passerelle rosse che le portano verso il pubblico e due gruppi di fotografi che scattano a ripetizione da distanza ravvicinata. Capisco che per sperare in uno dei tre premi devo inventarmi un tipo di scatto completamente diverso, anche perché il genere fashion mi è quasi completamente estraneo. Mentre mi aggiro per il giardinetto del municipio, rialzato rispetto alla piazza, cercando senza successo un'inquadratura decente, una gentile signora si offre di farmi salire all'ultimo piano del municipio. Da lì posso finalmente inquadrare una zona della piazza, priva di pubblico e di fotografi, giocando con il cromatismo della segnaletica stradale, del tappeto rosso e dell'abito. Scatto per più di mezzora sino a trovare tra gli ultimi scatti, la foto che mi soddisfa e che vince il primo premio.
Red Carpet - Tappeto Rosso
Mi sembra vi sia una tavolozza volutamente stridente di contrasti, e geometrie; rosso, giallo bianco su sfondo verdino dell'asfalto. La ripresa parzialmente dall'alto schiaccia una certa supponenza della dama, con quella sua studiata nouance di cappotto e scarpe con la passerella: ma lo sberleffo le viene soprattutto dalla dissonanza cromatica. Barbara
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